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E NO, PROF, STAVOLTA NON SONO D’ACCORDO!_ La vita che si ama – storie di felicità _Il libraio di Selinunte_ R. Vecchioni

13/08/2016

appena è uscito il nuovo libro di Vecchioni, “La vita che si ama – storie di felicità”, mi sono fiondata entusiasta in libreria per prenderlo….  

l’ho preso e l’ho messo nella busta che ho sempre in borsa per poterlo leggere in ogni istante libero di ogni posto possibile come faccio con i libri che so di amare prima ancora di averli aperti anche solo un istante…..

ho iniziato a leggerne le prime due pagine, ho sentito un tonfo al cuore e l’ho chiuso……

si, perché leggendo le prime parole ho iniziato a sentire dolore….

una fitta lancinante e poi la rabbia…..

non ho potuto far altro che rimetterlo nella busta e tenerlo sempre pronto, ma è rimasto lì per mesi e mesi……

mi sono resa conto subito che è un libro straordinario, gioioso, felice, divertente, insomma di quei libri che si leggono tutti d’un fiato, ma IO non potevo inoltrarmici perché……

perché non è importante! mi faceva sentire dolore e rabbia e questo basta……

nel preciso istante in cui ho chiuso il libro ho capito: non era SOLO il suo libro che non potevo leggere……

erano le sue interviste e le sue conferenze  che non potevo più seguire nei video di you tube…..

erano le sue canzoni che non potevo più ascoltare né cantare……

era Vecchioni in tutti i suoi canali espressivi!

non era la mia voce che mancava o le parole che non ricordavo: ogni volta che lo sentivo mi arrabbiavo…..

gli dicevo “mi hai raccontato solo frottole, sono tutte invenzioni, tutte storie, tutte balle…. blablabla…. mi hai mentito, non esiste nulla di ciò che dici e che canti!…. è tutto finto!”

e chiudevo, e andavo oltre…….

però mi mancava, perché era bello quello che diceva, era bello quello che cantava……

e certe volte mi veniva in mente il ritornello del “Libraio di Selinunte”:

mi manchi tu mi mancano le tue parole

Il libraio di Selinunte _ R. Vecchioni – caricato da Poetessadimare …..

e sapevo bene che ero IO che non potevo più aprirgli la porta del mio cuore per non sentire altro dolore….. non era LUI che me ne procurava…..

e così è andata avanti per un lunghissimo tempo, anni di silenzio…. e di vuoto……

nel frattempo ho letto un altro libro, e durante questa lettura, durata volutamente mesi perché volevo metabolizzarne ogni singola parola, mi sono trovata spesso in strade, luoghi, situazioni vissute anni addietro e le ho ri-visitate, ri-valutate, ho fatto spesso visita al mio cuore e al mio istinto ed ho contato i miei errori…..

e si, mi sono perdonata perché non è la vita che ci marcia contro, siamo noi che glielo chiediamo quando anteponiamo il mondo esterno al nostro, quando vogliamo più bene agli altri che a noi stessi……

e si, mi sono molto arrabbiata con me e più mi arrabbiavo con me meno ero arrabbiata col mondo…..

ma solo quando mi sono perdonata ho potuto riascoltare le sue parole…..

e riaprire il libro……

e riaprire il cuore…..

e quindi l’ho fatto e mi sono messa a leggere, foglio e penna alla mano per appuntare quel che più mi piace

ed ora viene il bello: dopo tutta questa attesa, apro il libro, comincio a leggere e…. non condivido!

Prof, non sono d’accordo con la tua affermazione:

La serenità è un’altra storia. E’ un’imitazione scadente, una polvere cerea, un effetto placebo che confina pericolosamente con la noia”.

Ma che dici! Non è sempre così! Dipende da chi e da quando la vive!

Se è una persona che vive nella gioia allora sì, hai perfettamente ragione, perché si accontenterebbe di uno stato ben più “scadente”…..

Ma se chi la vive è una persona che come me viene da un periodo di angoscia allora no, Prof, ti sbagli di grosso!

Durante un corso pre-parto mi chiesero di mimare la nascita di un fiore.

Io mi accovacciai per terra con le mani congiunte sopra la testa a mo’ di preghiera e cominciai pian piano ad alzarmi sentendomi venir fuori dal seme sottoterra. Una volta in piedi, fu istintivo sollevare improvvisamente le mani disgiungendole e con i palmi aperti verso l’alto: in quel preciso istante ebbi la sensazione di essermi liberata dalla terra che mi copriva e mi sentii finalmente libera e “sbocciata”….

Quegli eventi di cui sopra, che è superfluo raccontare ma che hanno sconvolto non tanto la mia vita quotidiana quanto la mia vita interiore, mi hanno fatto vivere un “momento” estremamente difficile che mi ha spinta a rifugiarmi fisicamente dentro casa rintanandomici ventiquattr’ore su ventiquattro, fatte salve le emergenze e rare eccezioni, ed emotivamente ibernando l’anima e la mente: non riuscivo più a camminare né a pedalare, non riuscivo più a pensare né a cantare….. le gambe si gonfiavano, la voce si strozzava….. i fianchi, il ventre, tutto il corpo si allargava…… ero letteralmente paralizzata in uno spazio estremamente stretto e buio e silenzioso……

questo “momento” è durato ben tre anni, forse quattro….. le ore scorrevano e poi i giorni e i mesi e gli anni…. finché un giorno ho ripensato a quel fiore che nasceva ed ho capito che era giunto il momento di farlo sbocciare di nuovo…..

DOVEVO farlo!

e non per i miei figli per i quali c’ero sempre stata malgrado me, non per mia madre che era preoccupata, lo dovevo fare per ME!

DOVEVO ri-volere bene più a me che al resto del mondo…..

con gran fatica, con gran dolore, ho affrontato i mostri che mi impedivano di muovermi…..

all’inizio mi “sentivo” stesa sotto il terreno, ma poi pian piano, con sforzi enormi, ho iniziato a raddrizzarmi e poi a sollevarmi, fino a toccare la superficie……

io volevo proprio uscire, ma non riuscivo a scuotere il terreno che mi ricopriva…..

avevo paura di farlo e rimanevo giù……

sentivo che da sola non ce l’avrei fatta, ma ero decisa a vincere……

nella mia vita ho combattuto diverse volte contro me stessa, e alla fine sono sempre riuscita a vincere…..

non potevo arrendermi…..

ero decisa a vincere io anche questa volta…..

e allora mi sono fermata, ho accettato e accolto  il mio limite con umiltà mista a grande difficoltà, perché io non so chiedere, da sempre non so chiedere niente e a nessuno, e invece ho cominciato a guardarmi intorno nonostante me e mi sono accorta che  c’erano delle mani tese verso di me che aspettavano solo di essere prese…..

qualcuna intenzionale, altre ignare di farlo, ma le ho afferrate tutte, tutte quelle che erano lì e qualcun’altra che sono andata a cercare…..

nel tempo ho dovuto abbandonarne qualcuna, a volte a malincuore, perché mi impediva, sicuramente non di proposito, di andare oltre……

una l’ho tenuta sempre stretta, non l’ho lasciata nemmeno un istante né l’abbandonerò mai, mi accompagna da sempre, da quando è iniziato il mio viaggio nella vita, l’ho trovata già lì, piccola quasi come la mia, l’ho presa quel giorno ed è sempre con me, in barba alla lontananza fisica e del tempo…..

a volte quella mano ha preso la mia per tirarmi, altre volte la mia mano l’ha presa per tirarla, molte volte si sono semplicemente prese per accompagnarsi e camminarla insieme la vita…….

tutto questo aggrapparmi ha risvegliato la forza che credevo perduta, più un’altra che non credevo di avere e mi ha fatto salire e salire e salire sempre di più, finché un giorno, all’improvviso, un senso di pace mi ha invasa, ha penetrato ogni poro della mia pelle, ho visto il sole e sentito palline di terra scivolarmi giù dalla testa:

ERO FUORI!……. ERO NATA!……. ERO LIBERA!…….

ho provato un senso di pace che non posso descrivere per  non depauperarlo e mentre lo vivevo mi sono detta esattamente queste parole “sono serena”…….

e ne ero felice…….

ecco, Prof, questa serenità qui, questa pace qui, non può essere un’imitazione scadente della felicità, ma val bene la gioia infinita di guardarmi allo specchio e riconoscere il sorriso dello sguardo che mi rimandano i miei occhi, sorriso che avevo perduto ed ho finalmente ritrovato, sorriso che mi era stato rubato da quegli eventi che non val manco la pena dire e che meno male che sono accaduti perché adesso ho ME!

e ti garantisco, Prof, ogni volta che penso “sono serena” provo una gran gioia!

chissà, forse perché so che questa serenità è il preludio della mia felicità!

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Il pianto: un’arma o una difesa? – “Nessuno sa” _ Giancarlo Giuliani

18/03/2014

qualche giorno fa mi è capitato di ricevere in posta l’invito a votare, basandosi sugli incipit, per uno dei romanzi che partecipano ad un concorso letterario.

amo la lettura, anche se alterno periodi in cui sono capace di leggere anche due libri in una settimana ad altri in cui per mesi non leggo per nulla.

la mia curiosità, comunque, mi ha spinta ad addentrarmici e mi sono fermata appena ho iniziato a leggere “Nessuno sa” di Giancarlo Giuliani…..

finito di leggere l’incipit e subito dopo averlo votato senza pensarci su due volte, ho deciso di acquistarlo perché sentivo che DOVEVO leggerlo tutto, forse per avere delle risposte, forse per solleticare delle domande, non ha importanza, era fondamentale per me approfondire e capire quel libro ed ho provato una certa delusione quando ho scoperto che non era possibile averlo che in formato KINDLE, ma non tanto per il fatto in sé o per la necessità di avere un lettore, quanto perché questo mi avrebbe obbligata a rinunciare al mio amato cartaceo…. a sentire il fruscio della carta…..al visualizzare quanto manca alla fine per centellinarsi e assaporare gli ultimi passi…….

ma poiché la curiosità era tanta, tantissima, mi sono messa subito alla ricerca di una soluzione ed ho scoperto che era possibile scaricare un’applicazione per il pc….. nel giro di un paio di giorni (i soliti problemi di accesso e riconoscimento password  cui rinnovo settimanalmente l’abbonamento :/ ) il libro era sul mio desktop ed ho iniziato a leggere sempre più convinta di aver fatto la scelta giusta: avevo trovato pane per i miei denti!

io, che certe volte mi sento letteralmente bombardata da pensieri d’ogni tipo, mi ritrovavo con un libro che mi dava davvero da pensare……

in due giorni mi sono ritrovata alla fine….. così, all’improvviso…..

bello ed interessante il tema, lo stile, la struttura, l’idea, stracolmo di “verità” su cui riflettere, alcune discutibili, altre condivisibili, una inaccettabile…..

per me inaccettabile:

Il pianto è un’arma potente, non convenzionale, perché rompe ogni discussione, ogni tesi, ogni ragione

…….. non sono per niente d’accordo! o comunque io non “uso” il pianto come un’arma, anche perché per essere tale dovrebbe essere usata “contro” qualcuno sensibile ad esso, altrimenti è un vero e proprio flop…..

il pianto, quello con le lacrime che ti scorrono sulle guance e ti fa colare il naso, a prescindere dal fatto che ti scuota facendoti singhiozzare o scorra lento, silenzioso, quasi le lacrime traboccassero perché ce ne sono tante che non riesci più a contenerle, quel pianto per me è l’apoteosi del dolore dell’anima, quando è talmente forte che proprio non hai più mezzi e forze per contenerlo….

ed è liberatorio….. perché scarica il dolore, l’amaro, lo sdegno, l’impotenza, la delusione, la rabbia, la frustrazione….

….. piangi perché comprendi che hai sbagliato tutto…..

….. piangi perché non riesci a farti comprendere…..

…… piangi perché hai bisogno di alleggerire l’anima…..

ed è una cosa privata, soffri se succede davanti all’altro, non vuoi impietosire né mostrarti debole, il pianto è un momento solo ed esclusivamente tuo……

serve solo per riprendere le forze……

ecco cosa è per me il pianto……

per usare il pianto come arma credo che invece si debba essere capricciosi, voler arrivare a vincere ad ogni costo e a prescindere da ciò che ha generato la crisi, non avere la minima intenzione di darla vinta…..

è necessario essere coscienti di non poter fare a meno di aggirare e raggirare l’ostacolo ( l’ interlocutore ) se non altro per stroncare la discussione e ci si gioca l’ultima carta, quella che fa impietosire l’altro, che lo disarma perché solleva il suo senso di colpa e vede l’altro come se fosse la vittima, a prescindere dall’avere ragione…….

….e di fatto si vince, a prescindere dalle conclusioni…..

……si vince perché si disarma con la pietà …..

……o con il capriccio…..

…….si fa leva sul genitore che è nell’altro che in quel momento sente di dover consolare il più debole…….

….. …… ……. …… ……..

mamma, perché non mi hai insegnato ad essere capricciosa? ;)

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Motivazione

15/09/2013

“…

- Ma come si fa a resistere, a rimanere motivati?

- Be’, qual è l’alternativa? mollare solo perché la cosa sta diventando impegnativa? Girare a vuoto tutta la vita, triste e incompiuta?

…”

(E. Gilbert – Mangia, prega, ama)

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Undici minuti – Paulo Coelho

19/07/2013

uhm…….. avevo spesso sentito elogiare Paulo Coelho, ma non mi ero mai avvicinata alla sua produzione. Poi, un giorno, alla ricerca di qualcosa da leggere, lo sguardo è caduto su un suo testo, Brida, probabilmente arrivatomi in una delle tante spedizioni del Club degli Editori cui avevo dimenticato di inviare lo stop, lasciato sul comodino per diversi anni: ne sono stata talmente presa da leggerlo in un paio di giorni e da indurmi alla lettura di altri suoi testi, nella speranza di provare nuovamente quel qualcosa di magico che mi aveva regalato il primo. Ho scoperto di avere anche L’Alchimista, la cui lettura, però, non mi ha lasciato praticamente nulla: è mia abitudine, quando leggo, avere sempre a portata di mano un quaderno su cui appuntare frasi o parti che mi colpiscono in modo particolare, e generalmente appunto sempre qualcosa, ma dell’ Alchimista, riguardando il quaderno, ho scoperto di aver copiato si e no un paio di frasi….. ma ho insistito, perché sono caparbia :D , e grazie ad un’amica, Adele, ho potuto leggere anche Undici minuti…… che dire….. un libro “strano”….. in effetti, se riguardo il mio quaderno, di frasi, anzi parti, ne ho copiate in abbondanza, ma non so, non è scoccata quella scintilla che ti fa desiderare che il libro non finisca….. ho deciso comunque di copiarne qui qualche brano che mi ha colpito più degli altri


“…Stiamo lasciando morire una delle cose più importanti della vita. Avevo bisogno di essere salvata da lui, avevo bisogno di salvare lui, ma non mi ha lasciato scelta…”


“Chi era quell’artista con cui aveva trascorso solo alcune ore…che non l’aveva neppure sfiorata, che non aveva tentato di sedurla?… Per quale motivo il suo cuore stava inviandole segnali di allarme? Perché lei pensava che il pittore sentisse la stessa cosa…. Perché pensava a lui? Penso a lui perché sono riuscita  a parlare” …


“…aprì la borsa e scavò una penna che aveva comprato al supermercato. Qualsiasi cosa sarebbe servita. “Questa è per te. Quando l’ho acquistata, pensavo di utilizzarla per annotare qualche idea su come gestire un’azienda agricola. L’ho usata per ue giorni, lavorando fino a stancarmi. Conserva un po’ del mio sudore, della mia concentrazione e della mia volontà. e ora la consegno a te” Gli mise delicatamente la penna tra le mani: “Invece di comprarti un oggetto che a te piacerebbe avere, ti do qualcosa di mio, di veramente mio. Un regalo. Un segno di rispetto verso la persona che mi è davanti, a cui chiedo di comprendere quanto sia importante per me starle accanto. Ora questa persona possiede una piccola parte di me stessa, che le ho dato di mia spontanea volontà”
Ralf si alzò e si avvicinò alla libreria e tornò con un oggetto. Lo porse a Maria. “Questo è il vagone di un trenino elettrico che avevo da bambino. Ma non potevo giocarci da solo: mio padre diceva che era costoso, importato dagli Stati Uniti. Quindi dovevo aspettare che lui aveva voglia di montare le rotaie in mezzo alla stanza- spesso, però, passava le domeniche ascoltando brani di musica d’opera. E così il giocattolo è sopravvissuto alla mia infanzia, senza mai procurarmi alcuna gioia….. Si, avevo un trenino che non era io, con il quale non giocavo. Magari fosse andato distrutto come tutti gli altri giocattoli e di cui neppure mi ricordo! Perché la brama di distruggere fa parte del modo in cui un bambino scopre il mondo. Questo trenino intatto mi ricorda sempre una parte della mia infanzia che non ho vissuto, perché era troppo preziosa, o troppo faticosa per mio padre. O forse perché, ogni volta che montava il giocattolo, temeva di dimostrare il suo amore per me”


“Ho incontrato un uomo, e mi sono innamorata di lui. Ho lasciato che mi innamorassi per una semplice ragione: non mi aspetto nulla. So che fra tre mesi sarò lontana da questo posto, e lui sarà un ricordo, ma io non riuscivo più a sopportare di vivere senza amore. Ero arrivata al limite…. Non sono sicura che tornerà…. ma per la prima volta nella mia vita questo mi lascia indifferente. Mi basta amarlo, stare con lui nel pensiero e colorare questa bella città con i suoi passi, le sue parole, il suo aspetto. Quando lascerò questo paese, lui sarà un volto, un nome, il ricordo di un caminetto…. Tutto il resto che ho vissuto qui, tutti i momenti difficili che mi sono lasciata alle spalle, scompariranno al cospetto di questo ricordo….. Ho riflettuto a lungo…. Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano…. Generalmente, essi avvengono quando abbiamo bisogno di morire e rinascere emotivamente….”

P.S. il mio approfondimento su Paulo Coelho continua…… si accettano suggerimenti!!!

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L’Alchimista – Paulo Coelho

06/07/2013


“quando stavo con le pecore ero felice, e diffondevo sempre felicità intorno a me. Quando la gente mi vedeva arrivare, mi accoglieva sempre bene. Ma adesso sono triste e infelice. Che cosa farò? Sarò più amaro e non mi fiderò più di nessuno, perché qualcuno mi ha tradito. Odierò tutti coloro che hanno trovato un tesoro nascosto, perché io non ho trovato il mio. E cercherò sempre di custodire quel poco che possiedo perché sono troppo piccolo per abbracciare il mondo.”


eh……. succede……. non è giusto ma succede……. succede perché semmai non si ha la forza di reagire al torto subito……. succede perché semmai non si ha il coraggio di affrontare l’ignoto……. succede semplicemente perché è più facile arrendersi che continuare a cercare, o ricominciare da capo, o rischiare di rimettere nelle mani di un altro il proprio cuore……..

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la risposta… Brida – Paulo Coelho

09/06/2013


“Mi serve tremendamente quella risposta, e so che Wicca non me la darà mai. Lo dico perché è una donna; una persona identica a me: sarà sempre la mia Maestra ma, quando dovrà affrontare questo argomento, ritornerà a essere una donna”


Mai trovato una maggiore corrispondenza in un libro: per quanto si possa essere diverse, noi donne, su certi argomenti precisi, abbiamo un unico sentire e non c’è altro modo, per trovare la soluzione, che chiedere ad un uomo, ma non uno qualunque, un uomo Uomo!

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Scacco a Dio – Varenne – R. Vecchioni

02/06/2013


“Può un cavallo essere felice? Può. A voi uomini sembra impossibile, perché non potete leggerci dentro. Ma noi non abbiamo ieri e domani, noi abbiamo solo il momento che resta e non passa, quel che è stato non conta, quel che sarà non c’è: ogni frammento, ogni giorno fa parte a sé: ogni giorno di gioia è come eterno ed è quello il nostro segreto.
A voi uomini sembra impossibile, perché non conoscete la verità.”

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Scacco a Dio – velut prati ultimi flos – R. Vecchioni

02/06/2013


“…Ho ignorato i fatti? ho creato una storia? E se fosse? E se l’amore più grande altro non fosse che un immaginare infinito? Lesbia non era Clodia: è stata Clodia al principio poi mai più: ho amato questa mia creatura del pensiero, l’ho sovrapposta al reale, che è svanita, si è cancellata fino a cedere il passo…”

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La torre della solitudine – V. Massimo Manfredi

02/06/2013


(lo scienziato al prete)
“mi dica mio buon amico, come fa a vedere un disegno divino in questo ossessivo monotono alternarsi di nascite e decessi, in questo brulicare di corpi in calore, costretti da un piacere di pochi attimi a perpetuare la maledizione del dolore, delle malattie, della vecchiaia, l’imperversare della guerra, della fame e delle epidemie… E voi monaci che vi rifiutate di unirvi a una femmina in fondo non dimostrate che la perfezione della vita consiste nel rifiutare di perpetuarla, nel ribellarsi al meccanismo che ci spinge a riprodurci prima di morire?”

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Costruire o Piantare – Brida – Paulo Coelho

31/05/2013


…Un testo anonimo della Tradizione afferma che, nel corso della propria esistenza, ogni essere umano può adottare due atteggiamenti: Costruire o Piantare. I costruttori possono dilungarsi per anni nei loro compiti, ma arriva un giorno in cui terminano la propria opera. A quel punto si fermano, e il loro spazio risulta limitato dalle pareti che hanno eretto. Quando la costruzione è finita, la vita perde di significato.
Poi ci sono quelli che piantano: talvolta soffrono per le tempeste e le stagioni, e raramente riposano. Ma al contrario di un edificio, il giardino non smette mai di svilupparsi. Esso richiede l’attenzione continua del giardiniere ma, nello stesso tempo, gli permette di vivere una grande avventura.
I giardinieri sapranno sempre riconoscersi l’un l’altro, perché nella storia di ogni pianta c’è la crescita della Terra intera…”

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