Archive for the ‘Tratto da’ Category

……E QUINDI GRAZIE!

06/07/2020

….. e all’improvviso oggi mi sono fermata sulla mia strada, mi sono spostata di qualche metro indietro, e la mia vita l’ho srotolata tutta davanti a me…..

e lei, come d’incanto, mentre si distendeva lentamente, faceva spuntare tutte le me del passato fino ad arrivare ad oggi, e insieme a me hanno preso vita tutte le persone e tutti i luoghi e tutte le vicende  che ho vissuto….

ed io ho iniziato ad osservarla…..

e guardando quello che ho lasciato……………………………………..

…..……………………………………………………………………………

quello che ho adesso…….

…………………………………………………………………………………….  

quello che avrei potuto avere…… ……………………………………………………………………………..

e poi quello che probabilmente avrò…….. ………………………………………………………………………………………….

ho capito che altro non poteva essere………………..

e soprattutto ho capito che se avessi scelto quello che avrei potuto avere avrei continuato a vivere una vita che non corrispondeva a me……

…………e quindi GRAZIE! ……………….

grazie, a prescindere dal dolore che ho sentito e che mi ha scoppiato il cuore e che all’improvviso a tratti torna a far male, soprattutto quando incontro lui, i suoi occhi, la sua voce, e mi investe la malinconia di non poter vedere incanutire il suo torace…..

e poi però riguardo a noi ………….

e so che a prescindere dai quarant’anni di ostinati tentativi, di fatto erano del tutto divergenti i nostri obiettivi, troppo distanti le nostre considerazioni per poterci adattare l’uno all’altro………….

ed avrei dovuto continuare a spegnermi……….. per lasciare spazio a lui ……………..

uno spazio comunque angusto per lui, in cui pareti addossate gli stringevano l’anima…..

uno spazio in cui nessuno poteva essere sé………..

e per fortuna, comunque, lui è sempre qui, come io sono sempre qui, e adesso quando lo guardo e i miei occhi incrociano i suoi, leggo la malinconia e il dolore anche nei suoi, ma anche la promessa di esserci sempre, in un altro modo, con amore probabilmente immutato ma coscienti di non poter essere quello che pensavamo…………..

e quindi grazie a lui, per aver accolto comunque questo stravolgimento……..

ma grazie anche a voi, per avermi dato la possibilità di essere semplicemente quello che sono, niente di più, niente di meno, perché per me è quanto di più prezioso potessi avere: essere quello che sento di essere….

…. e grazie a chi oggi è tutti i giorni di fronte a me e, assolutamente diversa da me, mi dà l’opportunità di riflettere su quello che ho fatto, quello che sono stata, quello in cui ho creduto, per scoprire sempre, ogni giorno, di riconoscermici ancora, perché proprio tutto quello che ho fatto, che sono stata, in cui ho creduto, proprio quello è stato ciò che mi ha permesso di fare a mia volta la stessa cosa…..

mi ha permesso di donare a mia volta la libertà di essere quello che loro sentono di essere, di fare e dire e pensare tutto ciò che sentono a prescindere dalle convenzioni, a prescindere dagli altri, e di ribadirlo senza rincorrere l’approvazione degli altri, di essere fuori dal coro…..

e quindi grazie a loro, che hanno avuto ed hanno il coraggio di opporsi al mondo, un mondo che li voleva uniformati, pur raccogliendo un numero infinito di scontrini di somme molto alte, ma senza cedere mai, e vedo già in loro la forza, il coraggio, la ferma volontà di continuare ad essere semplicemente quel che sentono…..

e grazie sempre a voi, per avermi dato in questo modo la capacità di comprendere di essere semplicemente altro dagli altri, non migliore, non peggiore, ma solo altro, solo me, e per questo diversa dagli altri, come tutti del resto, e di aver avuto la forza e il coraggio di continuare ad essere diversa anche e soprattutto in contesti che mi volevano altro….

e di aver avuto ed avere tuttora l’umiltà di esser cosciente di non sapere tutto, e per questo potere e volere imparare ancora e da chiunque, anche e soprattutto da chi apparentemente sembrava sapere ed essere meno di me, perché da loro ho potuto imparare quello che altrimenti non avrei potuto mai conoscere né farlo diventare parte di me….. modificato, adattato, ma comunque generato proprio da quei preziosi incontri alternativi appartenenti a mondi che imprevedibilmente ho cercato e vissuto……

e quindi grazie a voi per avermi insegnato l’umiltà e aver osteggiato l’alterigia e la supponenza, grazie, perché così ho potuto salvarmi, ho potuto risolvermi, ho potuto affrontare le prove e i conti che mi ha presentato la vita e fare le scelte che mi hanno portata ad essere me e ad essere fiera e felice di essere me…..

e quindi grazie a te, che mi hai dato e mi stai dando la capacità di prendere coscienza, giorno dopo giorno, di quello che sono, e di imparare a cambiarlo se non mi piace, se non collima con me stessa, con quello che cerco ogni giorno di diventare e di essere….

e grazie anche a lei, che quel giorno mi passò un link in cui tu, un uomo sconosciuto che mi ricordava un grande prezioso perduto amico, parlava con parole strane, ma che nel giro di qualche mese mi avrebbe aperto un mondo di orizzonti nuovi che giorno dopo giorno mi hanno dato e mi danno la capacità di sconvolgere la mia vita e scegliere una strada che, sola, non avrei mai osato percorrere, la strada della libertà interiore, la strada per la scoperta di me…..

e grazie al mio grande prezioso perduto amico che inconsapevole, per il solo suo somigliare fortemente a te, in qualche modo mi ha suggerito che dovevo ascoltarle quelle parole strane, perché mi è sembrato che mi arrivassero da lui tramite te……

 e quindi grazie a me, che ho saputo cogliere  doni senza fiocchetti, ma preziosi più di un diamante, e che sono di nuovo qui, ancora una volta, a cercare di fermare su un foglio quello che a volte non riesco a dire!

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….. e noi?…………..

03/11/2018

trovato rovistando in un cassetto tra vecchi quaderni…..

…tuoi i pensieri suoi………….

……….tuoi gli affanni suoi…..

………………tuoi i sogni suoi…….

……………………..tuoi i cocci suoi……

………………………………….tuoi i figli suoi……

…………………………………. e noi?………………………………………..

(orlypi_aprile 2012)

e poi….

e poi cambi ottica perché non capisci! non capisci la te del 2012!

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LA CAMERA OSCURA

17/12/2017

Uhm………………

……..camera oscura……….. ………camera oscura……… 

scrivere partendo da camera oscura?!? …….ma che razza di punto di partenza è mai questo!

ovvio che il pensiero vada subito alla fotografia, ma io non voglio dirottare i miei pensieri verso quell’ambito: da piccola mi piaceva un casino fotografare, tant’è che mio zio, collezionista dei più svariati tipi di macchine fotografiche, cineprese, proiettori e via cantando, alla mia prima comunione mi regalò una kodak automatica modello nonmiricordoquale ed una gran quantità di rullini e flash, quelli a cubetti, che dopo lo scatto giravano per cambiare lampadina… chissà perché mi affascinava osservare il vetro dalla parte della lampadina bruciata… e  chissà se l’uomo che comprò la polaroid al mercatino è riuscito a trovare la pellicola………..

eh, si, da quel giorno e per lungo tempo non so quanti scatti ho fatto, e quanti rullini ho portato a sviluppare…..

certo che ora si è persa buona parte dell’emozione per le foto: scatti, guardi, se non ti piace butti e rifai, oppure fai una decina di scatti e poi deciderai cosa tenere, cosa buttare, ma prima della digitale era tutt’un’altra cosa, tutt’un’altra emozione: andavi dal fotografo, consegnavi e sapevi che, se ti andava bene, dovevano passare almeno un paio di giorni per verificare i risultati, e quando andavi a ritirare non ti eri nemmeno girato per uscire dal negozio che stavi già guardando la terza/quarta foto e scoprivi le sorprese, ed eri felice come quando aprivi l’uovo di pasqua! 

non ero assolutamente una gran fotografa, anzi: foto nere, foto mosse, foto bruciate e poi improvviso un tramonto spettacolare, una posa imprevista, un volto non identificabile….. 

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non ero granché, ma mi divertivo davvero, poi un giorno è arrivato lui e poiché anche a lui piaceva fotografare ed era più bravo (o forse io così credevo) gli ho ceduto il passo….

il primo di una lunga serie di passi ceduti, scelta sballata per cui oggi mi trovo spesso a chiedermi cosa mi piace, chi sono, ma soprattutto dove ho lasciato i fili spezzati quarant’anni or sono, per poter riattaccare tutti i pezzettini di me che ogni tanto trovo sparpagliati qua e là rovistando nei cassetti della memoria, quelli pieni di polvere, che non rivisitavo da tanto tempo perché non trovavo mai il tempo per riordinare me…..

… guidare….

…….anche quello l’avevo ceduto, ma era una rinuncia il cui prezzo era troppo alto, perché mi faceva soffrire troppo, ed un giorno, non so come, forse con prepotenza, mi riappropriai del diritto di alternanza!

….. camera oscura….. camera oscura…….

niente, sta camera oscura non mi ispira proprio nulla, ho anche letto i lavori già pubblicati che ovviamente sono solo spunti da depennare, perché il copia copiella non l’ho mai preso in considerazione, manco a scuola nei compiti scritti,  figuriamoci ora….

no, mi sa che questo lo salto…..

…….camera oscura…..

a parte il fatto che la sola idea della camera oscura mi dà un senso di oppressione pari a quello provato quella volta in cui, in piena estate e col palazzo praticamente disabitato, rimanemmo chiusi in ascensore con mamma e papà talmente tanto tempo che ad un certo punto papà, visto che quei pochi condomini che c’erano non reagivano al suono dell’allarme, cominciò a dare dei pugni tanto forti alla porta esterna da farci un buco! io ero piccola ma ricordo ancora il mio sconcerto nel vedere la porta sfondarsi e l’immediato arrivo dei soccorsi: il rumore era stato decisamente forte! e il buco rimase lì per anni…

non ho mai avuto paura degli ascensori, nemmeno dopo questo episodio, ma ricordo il dubbio nel vedere quello del palazzo dove prendemmo casa: una scatola di metallo, ampia da contenere un passeggino gemellare, la porta unica scorrevole quasi  a sigillarla una volta chiusa, il mio pensiero andò subito lì: e se si ferma? lui mi disse che in caso di mancanza di elettricità automaticamente sarebbe scesa al piano -2… -2? con una bambina di due anni e mezzo, il passeggino e la spesa?!? meglio non pensarci…

ecco! gira e volta comunque i miei ricordi sono intrecciati, quelli del passato solo mio non riescono a rimanere isolati, il passato condiviso riesce sempre ad infilarcisi in mezzo, ed io vorrei poterlo cancellare, distruggere, annullare, ma con tre figli di mezzo mi sa che rimarrà sempre prepotentemente presente…

…..dovrò rassegnarmici…

…..chissà, forse ci riuscirò quel giorno in cui mi sarò riappropriata di tutti i fili spezzati e riuscirò a creare dei by pass talmente saldi da riconoscermi in qualcosa, costruire qualcos’altro e riportare la serenità nella mia vita e, soprattutto, nella mia mente…..

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La funzione dell’Arte

09/12/2017

c’era una volta un bambino che si chiamava Luca che sognava mostri e per fermarli li disegnava…

crescendo cercò un nuovo modo di fermare i suoi mostri ed imparò a dargli forma per poterli toccare e passando per le sue mani il macero di carta si trasformava, si modellava e dava vita alle sue Creature, generalmente maschere, tutte uniche, tutte spettacolari, tutte mostruosamente, sentitamente “sue” .

I “mostri” sono, per loro stessa definizione, creature spaventevoli.

ecco come ce li presenta la Treccani nella prima definizione:

“móstro2 (ant. mònstro) s. m. [lat. monstrum «prodigio, portento», dal tema di monere «avvisare, ammonire»]. – 1. a. Essere che si presenta con caratteristiche estranee al consueto ordine naturale e come tale induce stupore e paura; è per lo più formato di membra e di parti eterogenee, appartenenti a generi e specie differenti, con aspetto deforme e dimensioni anormali. Nella storia della cultura questi esseri di forme non naturali costituiscono una creazione tipica della mente umana, ora assunti come reali e caricati di significati complessi (soprattutto d’ordine religioso e morale, ma anche fisico), ora presi come simboli di realtà altrimenti non rappresentabili né esprimibili. Largamente presente nelle antiche mitologie, e nelle tradizioni religiose e popolari, il mostro può occupare tanto la sfera del divino o del bene, del positivo, quanto quella del suo opposto, e cioè del diabolico, del male, del negativo: per sua natura si colloca sempre fuori dell’umano e del corso ordinario degli eventi, (more…)

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le stelline marine

09/12/2017

tutte le volte che vado a Casa col treno scelgo rigorosamente un posto lato mare,  perché ho bisogno di perdermi nella sua immensità e contemporaneamente permettere ai miei pensieri di vagare liberamente, ma cerco sempre di sedermi nel senso di marcia, perché non voglio avere la sensazione di andar via, ma sottolineare la sensazione di andare verso

quando non riesco a trovarlo soffro e, vabbé, ovviamente mi arrangio come posso.

una delle ultime volte che sono salita sul treno, ahimé, l’unico posto lato mare disponibile era nel senso opposto e mi ci sono seduta riluttante, ma raggiunta la zona che costeggia il mare ho scoperto che la diversa prospettiva mi offriva non solo una vista spettacolare, ma anche la possibilità di viaggiare nel tempo, perché quel giorno il mare era pieno di “stelline”!

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quand’ero piccola i miei genitori prendevano in affitto un piccolo appartamento in una zona nei pressi di Pozzuoli dove trascorrevamo tutto il tempo possibile. questo appartamentino si trovava in una palazzina antica ed aveva un balconcino che affacciava direttamente sul mare.

all’epoca io soffrivo di una fortissima forma d’asma allergica  e quando venivo colta dagli  spossanti attacchi di tosse mi era di sollievo uscire fuori al balcone per respirare quanta più aria potessi, quasi a volerla bere, e ricordo che, passato l’attacco, mentre aspettavo di riprendermi del tutto, mi incantavo a guardare il mare e mi perdevo nell’infinità della magica linea dell’orizzonte in cui mare e cielo si fondono in un tutt’uno nonostante la loro indiscutibile ed imprescindibile diversità.

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il mare non era mai monotono, aveva sempre qualcosa di diverso da offrire: quando al tramonto era piatto come una tavola, il suo scacquettio tranquillo era  la colonna sonora  per le danze dei gabbiani in cerca di cibo

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ma si faceva ostile quando torturato dal susseguirsi e dall’inseguirsi dei cavalloni

 

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mi affascinava il pensiero che col buio il mare sparisse: prendeva il suo posto un’enorme macchia nera su cui spiccavano  in lontananza le luci tremolanti delle lanterne dei pescherecci  e l’unica testimonianza che rassicurava la sua presenza  restava la sua voce, ora rilassante, ora minacciosa.

Ma ciò che mi dava pura gioia era scoprirlo la mattina quando, completamente investito dal sole, gli restituiva tutta la sua luce col suo prepotente e caldo brillìo abbagliante, e mi piaceva immaginare che in quei giorni ospitasse tutte le stelle scese all’alba dal cielo per ricaricarsi di luce e far compagnia alla luna nelle notti a venire 

riscoprire dentro me la purezza di quella infantile gioia infinita nel rivedere le mie stelline marine ha decisamente ricompensato il mancato posto lato mare nel senso di marcia!

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ma’ sta’ senza pensieri…..

30/08/2017

e poi li vedi andar via, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, praticamente quasi da subito….

inizia pian piano e quasi non te ne rendi conto….

l’amichetto del cuore, i segreti che si confidano tra racconti sussurrati e risatine sommesse e gli improvvisi seri silenzi se entri…..

e poi le telefonate a porte chiuse anche se fa caldo, o fuori il balcone anche se piove…..

occhi gonfi e rossi per un pianto volutamente non raccontato né condiviso…. le tue braccia non bastano più per consolare torti subiti né paure sommerse…..

…scatti di rabbia che improvvisamente lasciano il posto a scoppi di risate se arriva l’amica giusta…..

il ragazzino che non corrisponde, l’amichetta che ha tradito il suo segreto…..

e gli scherzi telefonici in combutta con gli altri ma a te rigorosamente celati…. anche io li ho fatti, so bene cosa sta succedendo, ma ti reggo il gioco e faccio finta di niente…..

il bisogno di uscire che aumenta, i ritardi nei rientri, i sabato sera, un tuffo con gli amici, e poi i filoni annunciati e quelli non detti, e le corse per prendere il solito treno per non farsi scoprire…..

ma’ vado a suonare, c’è la festa da luca e stanotte dormiamo da lui…. sta’ senza pensieri…..

non torno oggi, restiamo anche domani, anzi no, forse altri due giorni, una grigliata improvvisa al chiaro di luna sulla spiaggia tutti attorno al falò…..  ti faccio sapere,  ma’ sta’  senza pensieri…..

e … non vengo per pranzo e farò tardi stasera, non aspettarmi per cena….

stanotte sto fuori poi ti faccio sapere se torno domani…. ma’ sta’ senza pensieri….

ma’, non c’era  campo, non potevo chiamarti, ma tu perché stai in pensiero.? tanto se succede qualcosa ti chiamano, no? impara a stare senza pensieri! e tu resti lì e… cavolo ma in cinque giorni dieci di voi … ma sti telefoni che li tenete a fare? ….. vabbé ma che lo dico a fare?… ormai sto senza pensieri!….

e tu li accompagni sempre e da sempre con l’auto o col pensiero ad andar nella vita, lontani da te, perché è giusto così, e li vedi andar via e i ritorni sono sempre più brevi finché sono attimi, attimi rubati per caso o per sbaglio o perché gliel’hai chiesto in preda a un bisogno scappato al controllo….

e poi quella chiamata… sapevi sarebbe arrivato il momento ma pesa…… pesa pesante!….. ma è giusto ed è giunto il momento…. ma’ ho deciso, non torno più lì, qua ci sto bene, ci resto per sempre, ti chiamo se posso, sta’ senza pensieri….

ecco, sono andati, sapevi sarebbe successo e tu immaginavi di tornare dal treno dove li hai accompagnati e visti da fuori seduti e già presi da altri pensieri, mano nella mano, o meglio abbracciati, per andare incontro al nuovo domani senza appendici ma insieme, ma guardi ai tuoi lati e non c’è nessuno, e pensi un momento al tuo esser lì sola con un po’ di tristezza e un poco di rabbia, ma non per il loro andare, piuttosto per il tuo restare….

e ti senti dire ho solo me……

ci pensi e felice per loro sorridi, comprendi, ho solo me, è questa la forza, è questo il futuro, reagisci, sei sola e questo ti basta, e ingrani la marcia e cominci ad andare pur senza una meta……

e scoprire qual è, è il tuo pensiero…….

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GLI AMANTI

26/08/2017

Quella sera Lei era sola, come da un po’ spesso accadeva……

…..chiuse il portatile ed automaticamente, come sempre, alzò lo sguardo e iniziò a contemplare la riproduzione de “Gli Amanti” di Magritte che era sulla parete di fronte, proprio sopra il loro letto, da quando Lui gliel’aveva regalata, un giorno lontano nel loro tempo e nel suo credo.

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“Tra mille volti di donne coperti e i miei occhi bendati il mio cuore saprebbe trovarti”.

Così diceva il bigliettino che accompagnava la riproduzione e Lei si era persa in Lui.

Lei tanto amava quell’immagine, tanto ne era turbata: Lei sapeva cosa c’era sotto il suo velo, era certa di sé stessa e di quel che diceva…

                                                                 Lei ERA!

… così come credeva di sapere anche ciò che c’era sotto l’altro velo, ma sapeva anche che il mondo è abitato da alcuni che SONO, da altri che APPAIONO, e da altri ancora che si raccontano di Essere perché non si fanno troppe domande finché non si trovano di fronte a LA prova.

Spesso chi APPARE è talmente ben mascherato da sembrare che SIA…

e così sembra finché non si forma una crepa: è lì il bivio di chi crede di ESSERE:

scegliere di non vedere la crepa e scoprire in realtà di APPARIRE, oppure, per non disconoscersi e confermare di ESSERE, pur nel timore di ciò che può vedere, pur nell’orrore di quel che può soffrire, pur nella coscienza di ciò che può accadere, guardare attraverso la crepa?

 

L’esitazione durò solo un attimo, anche se quell’attimo era durato fin troppo a lungo….

Lei sapeva chi era, Lei ERA!

… riaprì il computer e contemporaneamente rialzò gli occhi verso gli Amanti e subito dopo andò a guardare la crepa e alzò il velo, e scoprì che era solo una forma

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e Lui sparì nel nulla…

 

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DUBBIO: Il peso delle parole astratte

18/01/2017

Riflessione: secondo la grammatica italiana la differenza tra i nomi concreti e i nomi astratti sta nel fatto che i primi sono tangibili mentre i secondi no.

uhm……. ma allora, se i nomi astratti si riferiscono a cose incorporee, perché alcune di esse pesano come macigni sopra il cuore?

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E NO, PROF, STAVOLTA NON SONO D’ACCORDO!_ La vita che si ama – storie di felicità _Il libraio di Selinunte_ R. Vecchioni

13/08/2016

appena è uscito il nuovo libro di Vecchioni, “La vita che si ama – storie di felicità”, mi sono fiondata entusiasta in libreria per prenderlo….  

l’ho preso e l’ho messo nella busta che ho sempre in borsa per poterlo leggere in ogni istante libero di ogni posto possibile come faccio con i libri che so di amare prima ancora di averli aperti anche solo un istante…..

ho iniziato a leggerne le prime due pagine, ho sentito un tonfo al cuore e l’ho chiuso……

si, perché leggendo le prime parole ho iniziato a sentire dolore….

una fitta lancinante e poi la rabbia…..

non ho potuto far altro che rimetterlo nella busta e tenerlo sempre pronto, ma è rimasto lì per mesi e mesi……

mi sono resa conto subito che è un libro straordinario, gioioso, felice, divertente, insomma di quei libri che si leggono tutti d’un fiato, ma IO non potevo inoltrarmici perché……

perché non è importante! mi faceva sentire dolore e rabbia e questo basta……

nel preciso istante in cui ho chiuso il libro ho capito: non era SOLO il suo libro che non potevo leggere……

erano le sue interviste e le sue conferenze  che non potevo più seguire nei video di you tube…..

erano le sue canzoni che non potevo più ascoltare né cantare……

era Vecchioni in tutti i suoi canali espressivi!

non era la mia voce che mancava o le parole che non ricordavo: ogni volta che lo sentivo mi arrabbiavo…..

gli dicevo “mi hai raccontato solo frottole, sono tutte invenzioni, tutte storie, tutte balle…. blablabla…. mi hai mentito, non esiste nulla di ciò che dici e che canti!…. è tutto finto!”

e chiudevo, e andavo oltre…….

però mi mancava, perché era bello quello che diceva, era bello quello che cantava……

e certe volte mi veniva in mente il ritornello del “Libraio di Selinunte”:

mi manchi tu mi mancano le tue parole

Il libraio di Selinunte _ R. Vecchioni – caricato da Poetessadimare …..

e sapevo bene che ero IO che non potevo più aprirgli la porta del mio cuore per non sentire altro dolore….. non era LUI che me ne procurava…..

e così è andata avanti per un lunghissimo tempo, anni di silenzio…. e di vuoto……

nel frattempo ho letto un altro libro, e durante questa lettura, durata volutamente mesi perché volevo metabolizzarne ogni singola parola, mi sono trovata spesso in strade, luoghi, situazioni vissute anni addietro e le ho ri-visitate, ri-valutate, ho fatto spesso visita al mio cuore e al mio istinto ed ho contato i miei errori…..

e si, mi sono perdonata perché non è la vita che ci marcia contro, siamo noi che glielo chiediamo quando anteponiamo il mondo esterno al nostro, quando vogliamo più bene agli altri che a noi stessi……

e si, mi sono molto arrabbiata con me e più mi arrabbiavo con me meno ero arrabbiata col mondo…..

ma solo quando mi sono perdonata ho potuto riascoltare le sue parole…..

e riaprire il libro……

e riaprire il cuore…..

e quindi l’ho fatto e mi sono messa a leggere, foglio e penna alla mano per appuntare quel che più mi piace

ed ora viene il bello: dopo tutta questa attesa, apro il libro, comincio a leggere e…. non condivido!

Prof, non sono d’accordo con la tua affermazione:

La serenità è un’altra storia. E’ un’imitazione scadente, una polvere cerea, un effetto placebo che confina pericolosamente con la noia”.

Ma che dici! Non è sempre così! Dipende da chi e da quando la vive!

Se è una persona che vive nella gioia allora sì, hai perfettamente ragione, perché si accontenterebbe di uno stato ben più “scadente”…..

Ma se chi la vive è una persona che come me viene da un periodo di angoscia allora no, Prof, ti sbagli di grosso!

Durante un corso pre-parto mi chiesero di mimare la nascita di un fiore.

Io mi accovacciai per terra con le mani congiunte sopra la testa a mo’ di preghiera e cominciai pian piano ad alzarmi sentendomi venir fuori dal seme sottoterra. Una volta in piedi, fu istintivo sollevare improvvisamente le mani disgiungendole e con i palmi aperti verso l’alto: in quel preciso istante ebbi la sensazione di essermi liberata dalla terra che mi copriva e mi sentii finalmente libera e “sbocciata”….

Quegli eventi di cui sopra, che è superfluo raccontare ma che hanno sconvolto non tanto la mia vita quotidiana quanto la mia vita interiore, mi hanno fatto vivere un “momento” estremamente difficile che mi ha spinta a rifugiarmi fisicamente dentro casa rintanandomici ventiquattr’ore su ventiquattro, fatte salve le emergenze e rare eccezioni, ed emotivamente ibernando l’anima e la mente: non riuscivo più a camminare né a pedalare, non riuscivo più a pensare né a cantare….. le gambe si gonfiavano, la voce si strozzava….. i fianchi, il ventre, tutto il corpo si allargava…… ero letteralmente paralizzata in uno spazio estremamente stretto e buio e silenzioso……

questo “momento” è durato ben tre anni, forse quattro….. le ore scorrevano e poi i giorni e i mesi e gli anni…. finché un giorno ho ripensato a quel fiore che nasceva ed ho capito che era giunto il momento di farlo sbocciare di nuovo…..

DOVEVO farlo!

e non per i miei figli per i quali c’ero sempre stata malgrado me, non per mia madre che era preoccupata, lo dovevo fare per ME!

DOVEVO ri-volere bene più a me che al resto del mondo…..

con gran fatica, con gran dolore, ho affrontato i mostri che mi impedivano di muovermi…..

all’inizio mi “sentivo” stesa sotto il terreno, ma poi pian piano, con sforzi enormi, ho iniziato a raddrizzarmi e poi a sollevarmi, fino a toccare la superficie……

io volevo proprio uscire, ma non riuscivo a scuotere il terreno che mi ricopriva…..

avevo paura di farlo e rimanevo giù……

sentivo che da sola non ce l’avrei fatta, ma ero decisa a vincere……

nella mia vita ho combattuto diverse volte contro me stessa, e alla fine sono sempre riuscita a vincere…..

non potevo arrendermi…..

ero decisa a vincere io anche questa volta…..

e allora mi sono fermata, ho accettato e accolto  il mio limite con umiltà mista a grande difficoltà, perché io non so chiedere, da sempre non so chiedere niente e a nessuno, e invece ho cominciato a guardarmi intorno nonostante me e mi sono accorta che  c’erano delle mani tese verso di me che aspettavano solo di essere prese…..

qualcuna intenzionale, altre ignare di farlo, ma le ho afferrate tutte, tutte quelle che erano lì e qualcun’altra che sono andata a cercare…..

nel tempo ho dovuto abbandonarne qualcuna, a volte a malincuore, perché mi impediva, sicuramente non di proposito, di andare oltre……

una l’ho tenuta sempre stretta, non l’ho lasciata nemmeno un istante né l’abbandonerò mai, mi accompagna da sempre, da quando è iniziato il mio viaggio nella vita, l’ho trovata già lì, piccola quasi come la mia, l’ho presa quel giorno ed è sempre con me, in barba alla lontananza fisica e del tempo…..

a volte quella mano ha preso la mia per tirarmi, altre volte la mia mano l’ha presa per tirarla, molte volte si sono semplicemente prese per accompagnarsi e camminarla insieme la vita…….

tutto questo aggrapparmi ha risvegliato la forza che credevo perduta, più un’altra che non credevo di avere e mi ha fatto salire e salire e salire sempre di più, finché un giorno, all’improvviso, un senso di pace mi ha invasa, ha penetrato ogni poro della mia pelle, ho visto il sole e sentito palline di terra scivolarmi giù dalla testa:

ERO FUORI!……. ERO NATA!……. ERO LIBERA!…….

ho provato un senso di pace che non posso descrivere per  non depauperarlo e mentre lo vivevo mi sono detta esattamente queste parole “sono serena”…….

e ne ero felice…….

ecco, Prof, questa serenità qui, questa pace qui, non può essere un’imitazione scadente della felicità, ma val bene la gioia infinita di guardarmi allo specchio e riconoscere il sorriso dello sguardo che mi rimandano i miei occhi, sorriso che avevo perduto ed ho finalmente ritrovato, sorriso che mi era stato rubato da quegli eventi che non val manco la pena dire e che meno male che sono accaduti perché adesso ho ME!

e ti garantisco, Prof, ogni volta che penso “sono serena” provo una gran gioia!

chissà, forse perché so che questa serenità è il preludio della mia felicità!

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commozione…….

09/06/2016

non c’è commozione più grande di quella provata nel riconoscersi, nel ritrovarsi, nel riappropriarsi di sé stessi! (orlypi)

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