Archive for 17/12/2017

LA CAMERA OSCURA

17/12/2017

Uhm………………

……..camera oscura……….. ………camera oscura……… 

scrivere partendo da camera oscura?!? …….ma che razza di punto di partenza è mai questo!

ovvio che il pensiero vada subito alla fotografia, ma io non voglio dirottare i miei pensieri verso quell’ambito: da piccola mi piaceva un casino fotografare, tant’è che mio zio, collezionista dei più svariati tipi di macchine fotografiche, cineprese, proiettori e via cantando, alla mia prima comunione mi regalò una kodak automatica modello nonmiricordoquale ed una gran quantità di rullini e flash, quelli a cubetti, che dopo lo scatto giravano per cambiare lampadina… chissà perché mi affascinava osservare il vetro dalla parte della lampadina bruciata… e  chissà se l’uomo che comprò la polaroid al mercatino è riuscito a trovare la pellicola………..

eh, si, da quel giorno e per lungo tempo non so quanti scatti ho fatto, e quanti rullini ho portato a sviluppare…..

certo che ora si è persa buona parte dell’emozione per le foto: scatti, guardi, se non ti piace butti e rifai, oppure fai una decina di scatti e poi deciderai cosa tenere, cosa buttare, ma prima della digitale era tutt’un’altra cosa, tutt’un’altra emozione: andavi dal fotografo, consegnavi e sapevi che, se ti andava bene, dovevano passare almeno un paio di giorni per verificare i risultati, e quando andavi a ritirare non ti eri nemmeno girato per uscire dal negozio che stavi già guardando la terza/quarta foto e scoprivi le sorprese, ed eri felice come quando aprivi l’uovo di pasqua! 

non ero assolutamente una gran fotografa, anzi: foto nere, foto mosse, foto bruciate e poi improvviso un tramonto spettacolare, una posa imprevista, un volto non identificabile….. 

sopra-pozzuoli

non ero granché, ma mi divertivo davvero, poi un giorno è arrivato lui e poiché anche a lui piaceva fotografare ed era più bravo (o forse io così credevo) gli ho ceduto il passo….

il primo di una lunga serie di passi ceduti, scelta sballata per cui oggi mi trovo spesso a chiedermi cosa mi piace, chi sono, ma soprattutto dove ho lasciato i fili spezzati quarant’anni or sono, per poter riattaccare tutti i pezzettini di me che ogni tanto trovo sparpagliati qua e là rovistando nei cassetti della memoria, quelli pieni di polvere, che non rivisitavo da tanto tempo perché non trovavo mai il tempo per riordinare me…..

… guidare….

…….anche quello l’avevo ceduto, ma era una rinuncia il cui prezzo era troppo alto, perché mi faceva soffrire troppo, ed un giorno, non so come, forse con prepotenza, mi riappropriai del diritto di alternanza!

….. camera oscura….. camera oscura…….

niente, sta camera oscura non mi ispira proprio nulla, ho anche letto i lavori già pubblicati che ovviamente sono solo spunti da depennare, perché il copia copiella non l’ho mai preso in considerazione, manco a scuola nei compiti scritti,  figuriamoci ora….

no, mi sa che questo lo salto…..

…….camera oscura…..

a parte il fatto che la sola idea della camera oscura mi dà un senso di oppressione pari a quello provato quella volta in cui, in piena estate e col palazzo praticamente disabitato, rimanemmo chiusi in ascensore con mamma e papà talmente tanto tempo che ad un certo punto papà, visto che quei pochi condomini che c’erano non reagivano al suono dell’allarme, cominciò a dare dei pugni tanto forti alla porta esterna da farci un buco! io ero piccola ma ricordo ancora il mio sconcerto nel vedere la porta sfondarsi e l’immediato arrivo dei soccorsi: il rumore era stato decisamente forte! e il buco rimase lì per anni…

non ho mai avuto paura degli ascensori, nemmeno dopo questo episodio, ma ricordo il dubbio nel vedere quello del palazzo dove prendemmo casa: una scatola di metallo, ampia da contenere un passeggino gemellare, la porta unica scorrevole quasi  a sigillarla una volta chiusa, il mio pensiero andò subito lì: e se si ferma? lui mi disse che in caso di mancanza di elettricità automaticamente sarebbe scesa al piano -2… -2? con una bambina di due anni e mezzo, il passeggino e la spesa?!? meglio non pensarci…

ecco! gira e volta comunque i miei ricordi sono intrecciati, quelli del passato solo mio non riescono a rimanere isolati, il passato condiviso riesce sempre ad infilarcisi in mezzo, ed io vorrei poterlo cancellare, distruggere, annullare, ma con tre figli di mezzo mi sa che rimarrà sempre prepotentemente presente…

…..dovrò rassegnarmici…

…..chissà, forse ci riuscirò quel giorno in cui mi sarò riappropriata di tutti i fili spezzati e riuscirò a creare dei by pass talmente saldi da riconoscermi in qualcosa, costruire qualcos’altro e riportare la serenità nella mia vita e, soprattutto, nella mia mente…..

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La funzione dell’Arte

09/12/2017

c’era una volta un bambino che si chiamava Luca che sognava mostri e per fermarli li disegnava…

crescendo cercò un nuovo modo di fermare i suoi mostri ed imparò a dargli forma per poterli toccare e passando per le sue mani il macero di carta si trasformava, si modellava e dava vita alle sue Creature, generalmente maschere, tutte uniche, tutte spettacolari, tutte mostruosamente, sentitamente “sue” .

I “mostri” sono, per loro stessa definizione, creature spaventevoli.

ecco come ce li presenta la Treccani nella prima definizione:

“móstro2 (ant. mònstro) s. m. [lat. monstrum «prodigio, portento», dal tema di monere «avvisare, ammonire»]. – 1. a. Essere che si presenta con caratteristiche estranee al consueto ordine naturale e come tale induce stupore e paura; è per lo più formato di membra e di parti eterogenee, appartenenti a generi e specie differenti, con aspetto deforme e dimensioni anormali. Nella storia della cultura questi esseri di forme non naturali costituiscono una creazione tipica della mente umana, ora assunti come reali e caricati di significati complessi (soprattutto d’ordine religioso e morale, ma anche fisico), ora presi come simboli di realtà altrimenti non rappresentabili né esprimibili. Largamente presente nelle antiche mitologie, e nelle tradizioni religiose e popolari, il mostro può occupare tanto la sfera del divino o del bene, del positivo, quanto quella del suo opposto, e cioè del diabolico, del male, del negativo: per sua natura si colloca sempre fuori dell’umano e del corso ordinario degli eventi, (more…)

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le stelline marine

09/12/2017

tutte le volte che vado a Casa col treno scelgo rigorosamente un posto lato mare,  perché ho bisogno di perdermi nella sua immensità e contemporaneamente permettere ai miei pensieri di vagare liberamente, ma cerco sempre di sedermi nel senso di marcia, perché non voglio avere la sensazione di andar via, ma sottolineare la sensazione di andare verso

quando non riesco a trovarlo soffro e, vabbé, ovviamente mi arrangio come posso.

una delle ultime volte che sono salita sul treno, ahimé, l’unico posto lato mare disponibile era nel senso opposto e mi ci sono seduta riluttante, ma raggiunta la zona che costeggia il mare ho scoperto che la diversa prospettiva mi offriva non solo una vista spettacolare, ma anche la possibilità di viaggiare nel tempo, perché quel giorno il mare era pieno di “stelline”!

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quand’ero piccola i miei genitori prendevano in affitto un piccolo appartamento in una zona nei pressi di Pozzuoli dove trascorrevamo tutto il tempo possibile. questo appartamentino si trovava in una palazzina antica ed aveva un balconcino che affacciava direttamente sul mare.

all’epoca io soffrivo di una fortissima forma d’asma allergica  e quando venivo colta dagli  spossanti attacchi di tosse mi era di sollievo uscire fuori al balcone per respirare quanta più aria potessi, quasi a volerla bere, e ricordo che, passato l’attacco, mentre aspettavo di riprendermi del tutto, mi incantavo a guardare il mare e mi perdevo nell’infinità della magica linea dell’orizzonte in cui mare e cielo si fondono in un tutt’uno nonostante la loro indiscutibile ed imprescindibile diversità.

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il mare non era mai monotono, aveva sempre qualcosa di diverso da offrire: quando al tramonto era piatto come una tavola, il suo scacquettio tranquillo era  la colonna sonora  per le danze dei gabbiani in cerca di cibo

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ma si faceva ostile quando torturato dal susseguirsi e dall’inseguirsi dei cavalloni

 

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mi affascinava il pensiero che col buio il mare sparisse: prendeva il suo posto un’enorme macchia nera su cui spiccavano  in lontananza le luci tremolanti delle lanterne dei pescherecci  e l’unica testimonianza che rassicurava la sua presenza  restava la sua voce, ora rilassante, ora minacciosa.

Ma ciò che mi dava pura gioia era scoprirlo la mattina quando, completamente investito dal sole, gli restituiva tutta la sua luce col suo prepotente e caldo brillìo abbagliante, e mi piaceva immaginare che in quei giorni ospitasse tutte le stelle scese all’alba dal cielo per ricaricarsi di luce e far compagnia alla luna nelle notti a venire 

riscoprire dentro me la purezza di quella infantile gioia infinita nel rivedere le mie stelline marine ha decisamente ricompensato il mancato posto lato mare nel senso di marcia!

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