Archive for the ‘Libera…Mente’ Category
FB: “a cosa stai pensando?”
22/04/2020e come tutti i santi giorni anche oggi FB mi chiede
“a cosa stai pensando?”
e diversamente dagli altri giorni non gli rispondo
“ma a te che te ne frega?”
e mi ci metto a riflettere e no, non sto pensando, mi sto analizzando….
anzi sto analizzando le mie paure…..
…..paure?…..
………………uhm…………….
……no, non si tratta di paure vere e proprie, sono certa di non aver paura del covid-19, sarò stupida, irresponsabile, ma che ci posso fare? io non sento “paura”…..
la paura, quella vera, la sentii la prima volta alle 19,34 del 23 novembre 1980:
il terremoto in irpinia!
e quindi in campania!
QUELLA è la MIA idea di “ PAURA”!
quella che con il pavimento sotto i piedi e le gambe sopra ti tremano pure i pensieri!
ovvio che vivo in questo modo forse troppo leggero questo “momento” perché per mia GRANDE fortuna qui in campania la situazione è abbastanza tranquilla e sotto controllo…..
…..fossi stata colpita direttamente o negli affetti, la MIA idea di paura sicuramente coinciderebbe col covid-19!
ma al momento non è così, e spero che così rimanga, così da poter continuare ad avere solo il terremoto quale misura di riferimento per valutare il livello della MIA paura!!! ……
…..e allora se non è paura cos’è? …..
…potrei direi che vado in panico?…..
……macché! non è quello il panico, e lo so bene, anche quello più che sperimentato, ma per fortuna senza strascichi, perché quello, se capisci che sei tu stessa a generarlo, capisci pure che puoi stroncarlo!…
no, il panico, quello, lo puoi gestire!…
…………e allora, che mi succede? ……..
in tilt!!!!
vado in tilt, quello si, vado in tilt come se fossi un flipper, solo che invece di accendersi, le lucine si spengono tutte, la testa si trova al buio e non vedo più!
e penso a vanvera e mi muovo a vanvera!
e succede sempre, tutte le volte che vado a comprare qualcosa…
….e succede perché cerco con tutte le mie forze, coscienti e inconsapevoli, razionali o passionali che siano, di continuare ad avere SOLO ed esclusivamente il “mio” terremoto/riferimento per la paura……
e meno male che ormai riesco ad organizzare le cose in modo da non scendere, salvo emergenze/eccezioni, più di una volta ogni dieci giorni….
…. e stamattina, puntualmente, è successo….
………….ancora una volta………
e la cosa si deve risolvere, perché, fondamentalmente, il tutto si svolge sotto lo sguardo divertito e compassionevole di mio figlio che, sentita la porta aprirsi, mi raggiunge in cucina e, braccia incrociate, si pianta davanti a me e inizia a godersi lo spettacolo di una me che ogni volta è più cosciente di quanto, totalmente in preda all’irrazionalità, possa far divertire gli altri!
che poi in effetti manco è un dramma, alla fin fine ci si può sentire pure utile a far ridere gli altri, perché ridere fa bene, e far stare bene mio figlio è pur sempre un bel risultato….
ma non rido io! non all’inizio, almeno, e questo non va bene!……
e stamattina, che sono dovuta uscire, ero convinta che sarei riuscita a tenere la situazione sotto controllo, e invece all’ultimo momento mi è letteralmente sfuggita di mano come al solito….
……già entrando nel palazzo, nel prendere le chiavi, mi sono resa conto che si stava mettendo male perché mi sono sentita dir loro:
“voi, comunque, vi ho sistemate, tanto vi prendo con i guanti e, tempo di aprire la porta, finite di nuovo in tasca e ci rimarrete fino alla prossima volta, e il primo passo è fatto”!
e già questo, parlare con le chiavi, già questo non va bene, non va proprio bene, e quindi, intuito come stava girando, uscendo dall’ascensore mi sono fermata e mi sono detta
“paola, controllati!”,
ho tirato un respiro profondo di rilassamento e sono entrata…
…..ma ho vacillato “salutando” le chiavi! …..
…entrata, mi sono detta “dai, cominciamo!”….
e subito dopo
“eh, cominciamo, la fai facile…. cominciamo, ma DA DOVE? cosa tolgo prima? i guanti? la giacca? la mascherina? o le scarpe, che considerato l’uso che se ne fa ultimamente sono diventate quasi un accessorio sconosciuto e sicuramente più insopportabile di prima?”
eh, ma ovviamente non deve scattare improvviso ed impellente il bisogno urgente di andare in bagno? manco fossi stata fuori tutto il giorno!
“ok, allora prima il bagno, sennò non riesco a fare niente!… eh no, non posso, ho cose che devono andare subito in congelatore! .. evvabbé, che sarà mai! aspettano…. già, e ma inizia a far caldo, e già son state fuori un sacco di tempo…..vabbè, dai paola, concentrati, non pensare al bagno e opta per lo svuotamento del carrello… eccerto, ma se indosso ancora tutta sta roba! bene, allora prima la giacca, così ci togliamo di mezzo il problema-giacca”…
….essì, problema, perché la prima volta che sono rientrata, per prima cosa ho preso la giacca e tutto quello che avevo indossato ed ho buttato tutto in lavatrice….
…..poi però mi sono pentita, perché ho pensato che se fosse venuto il terremoto (il pensiero costante del terremoto è un’altra traccia indelebile dell’esperienza passata che non mi abbandona mai) non l’avrei avuta sotto mano….
….eh, si, mio caro governatore de luca, sappi che per quanto grande sia la mia stima per la tua risolutezza nel gestire questa sciagura, per quanto condivida le rigide misure cautelative, sappi che se viene il terremoto io su non ci sto!
questo l’ho detto da subito ai miei figli, alle mie sorelle e a mio fratello:
“si, io resto a casa tutto il tempo che serve, va benissimo, ma sappiate che se viene il terremoto io scendo, e se mi arrestano, pace”….
…..per fortuna, almeno finora, il terremoto non c’è stato, non qui…
….e comunque io la giacca non la butto più in lavatrice, me la levo con cautela e la appendo subito sull’appendiabiti, incastrandola verso il muro, non sia mai qualcuno dovesse urtarla e infettarsi!….
……questa situazione comunque mi ha fatto capire un paio di cose:
1) non avrei mai potuto fare l’infermiera, il medico, la virologa o la biologa, mi sarei sentita sempre sporca e probabilmente non avrei avuto figli per non dover affrontare il terrore di infettarli con qualcosa portata da me! e questa, non avere figli, sarebbe stata davvero una gran brutta cosa…..
; 2) per fortuna non soffro di rupofobia, ovvero paura dello sporco, non avrei retto molto!…
“ok, la giacca è a posto, e adesso? adesso proviamo a togliere i guanti come ha fatto quello in tv: arrotola il centro del guanto intorno all’indice della mano opposta, fai lo stesso con l’altra mano, tira e si sfila….
…eddai, e togliti!….
ma tu vedi!
si allungano ma non si tolgono!….
eccheccavolo!
ma quello l’ha fatto in un secondo!….
evvabbé, pollì, forse quello non aveva i guanti power free!”
ok, tolti i guanti facendo finta di esser riuscita a fare come quello in tv, corriamo in bagno a lavare le mani ma senza sostare più del necessario per salvare i surgelati!
ok, ci siamo, passiamo al carrello…
“uhccavolo, il carrello! ho tolto i guanti e non ho disinfettato prima il carrello! e ma con i guanti infetti che senso avrebbe avuto disinfettare il carrello? quindi? quindi un altro paio di guanti! ma devo togliere ancora la mascherina, prima la mascherina!…
questo virus costa troppo!
è uno che spinge allo spreco!
mi fa una rabbia dover buttare guanti integri ogni volta!… “
intanto mio figlio, che già mi ha osservata durante l’operazione guanti e mascherina senza dire una parola, poiché il mio dialogo con me stessa e con le cose con cui ho a che fare ogni tanto si sposta sul piano verbale, in quei momenti cambia espressione, e il suo sguardo divertito si fa misto di un po’ di preoccupazione, ma continua ad essere solo spettatore…. sempre piantato lì, braccia conserte…..
io ormai ci ho fatto l’abitudine a questa sua supervisione immobile e non mi arrabbio manco più, anzi la prendo come sprone per non perdere, finché ci riesco, il controllo di me stessa e delle mie azioni…..
fra un dubbio e un altro circa la contaminazione degli oggetti prendo con le punte dei polpastrelli le bottiglie dei detersivi e mio figlio mi fa “ATTENTA!” e mi fa fare un salto, io lo guardo con aria dubbiosa e lui ridendo mi dice semplicemente “potrebbe essere contaminato!” ed io “ ahè, simò!” e continuo, poi mi fermo: sott’occhio vedo che lui sta per toccare il manico del carrello
“FERMO!!!” …
lui si blocca “che succede?”
“NON TOCCARLO!
mi sono distratta, pensando ai guanti sprecati non l’ho più disinfettato!” e non so nemmeno come mi si materializza fra le mani uno straccetto imbevuto di alcool, ed inizio a strofinare…
“fatto!”
e contemporaneamente sento
“AH!” …
mi blocco, mi giro di scatto, lo guardo con aria interrogativa, e lui mi fa “volevo vedere se stavi attenta!” e mi strizza l’occhio…..
ed è a quel punto che mi fermo, tiro un respiro profondo per rilassare soprattutto la testa, lo guardo e sorrido
“questa storia va risolta, giusto?” …
“eh si, mamma, credo proprio che tu debba risolverla, non reggerai ancora molto se continui così!
ragiona, le mele, le arance, la mozzarella, come le disinfetti?”… e mi abbraccia…
e lo abbraccio…..
virtualmente, s’intende!
Mì…..
08/09/2019e così te ne sei andata….
…..all’improvviso….
……stop, chiuso, finito ….
…..andata….
…..portandoti via le nostre voci, i nostri sguardi, i nostri contrastanti pensieri, le nostre discusse posizioni, le nostre parole che rimbalzavano da sempre come in un lungo interminabile duello a ping pong….
…..era quello il nostro modo….
……e tutto d’un tratto il silenzio….
………….la tua voce mi risuona nella mente….
e basta!….
lasciami stare!….
adesso la devi smettere!….
………..
………ti voglio bene… anch’io, ti amo di un bene infinito…..
………….progetti insoluti, promesse mancate, parole nel vuoto….
………..carezze sospese….
……..e quel bacio…..
……..quanto era irritante la tua pretesa ad ogni incontro notturno…
……dammi un bacio…. te l’ho appena dato!…
………dammene un altro…. che palle che sei….
………..e tu che ridi, ed io che rido, e poi vinci tu e te ne prendi irrimediabilmente un altro….
……….ne prendi prepotentemente un altro….
….sempre!….
………..Pallì….
………e io capivo e sbuffavo….
……..che vogliamo mangiare… e poi non era mai quello….
………..te ne sei andata la mano nella mia mano…. il tuo corpo scosso da una mano potente che ha strappato via il tuo alito vitale ed io l’ho visto andare via…..
……ed io ti ho vista andare via: io e te, sole quasi fino all’ultimo momento….
…….un istante e sei andata via….
………..un istante ed ho chiesto aiuto a chi ti ha amata tanto quanto me….
……..un istante e mi sono specchiata negli occhi commossi di chi ti amava tanto quanto me….
………un istante e sul tuo volto un sorriso sereno, appagato….
…hai incontrato il tuo uomo! sono certa che fosse lì ad aspettarti, è solo così che mi spiego il repentino disegnarsi sul tuo volto di quella pace tanto cercata e finalmente raggiunta!….
…….era lì il tuo uomo…
………..era lì mio padre….
…………le pantofole macchiate di colla, i jeans con la vernice e lo stucco, le maniche della camicia rigirate a tre quarti, lo sguardo sorridente che sbircia da sopra gli occhiali, la mano protesa verso te, pronto ad accoglierti per un giro di valzer….
……..ed io come da piccola fermavo i miei giochi per guardarvi ballare, io in quel momento ho fermato il cuore e ti ho guardata andare…..
….era lì e gli sei andata incontro e ci hai lasciato la serenità sul tuo volto che ha cancellato tutte le sofferenze di quegli ultimi giorni….
….di quegli ultimi istanti…..
……..e adesso? ……….
e adesso chi riuscirà a rivoltare la mia anima come un calzino permettendole di sviscerare i più reconditi anfratti?
adesso chi penetrerà mio malgrado la mia anima?…….
La Casa…..
01/09/2019
che poi quando ci stai in un posto non ti accorgi di niente, mentre quando sai che non ci tornerai più, che lo stai lasciando, allora lo guardi come quando ci sei arrivata la prima volta, solo che gli occhi sono diversi….
e pure il cuore è diverso…..
quando arrivi scopri tutti gli angoli, quelli belli e quelli brutti…
un po’ ti incantano, un po’ ti innamorano…
un po’ ti disturbano…
poi te li dimentichi, tutti, indifferentemente, ed è come se stessero lì nascosti e non si facessero più vedere….
o forse sei tu che sapendo che li puoi guardare ogni volta che ne hai voglia non ci fermi più lo sguardo…
e poi ad un tratto loro, anche se non l’hai detto ancora a nessuno, loro se ne accorgono, lo sentono che li stai per lasciare, ed è come se ti chiamassero, come se ti chiedessero di accarezzarli ancora una volta….. ….per l’ultima volta…
uno ad uno, all’improvviso, catturano i tuo occhi e contemporaneamente, proprio in quel punto, sotto il balconcino con le piante grasse pendenti, vedi anche tua figlia alle prese con le prime uscite da sola mentre il tuo cuore impazza finché non sai che è giunta a destinazione….
e nella piazza improvvisamente c’è una folla di bici e di spettatori e tu sei lì, sotto il sole cocente, insieme ad una schiera di adulti supervisori e di bambini d’ogni età, e ti imbarchi in una passeggiata a sei ruote, e fra uno sguardo alla strada ed uno ai tuoi figli-compagni, ti godi le campagne dei dintorni…..
per non parlare delle risate e dei gridolini dei bimbi sotto scuola….
anche adesso che è chiusa, la scuola porta sempre in sé il corale grido festante che annuncia l’ultima campanella dell’anno o quella dell’inizio delle vacanze….
lo custodisce per restituirlo ai nuovi bambini il prossimo anno….
ed io pensavo sempre che l’avrei risentito ancora….
e restano sempre tutti lì anche i genitori e i bimbi che si incamminano verso l’uscita e che col loro vociare mi dicono che è ora di pensare che bisogna mangiare ….
restano tutti lì anche se l’anno dopo non saranno più gli stessi….
ma saranno sempre quelli i passi, sempre quelle le voci, sempre quelli i colori….
….ed io pensavo sempre che li avrei rivisti ancora…..
e che dire di loro, le montagne…..
quelle che col mutare delle loro ombre e dei loro colori segnano il passare delle ore…
quelle che scompaiono di notte lasciando in loro vece, rigide come un foglio di masonite nera, solo le proprie sagome, per riapparire al dissiparsi dei colori del buio, seguendo il ritmo della danza della luce, fino a riappropriarsi del tutto della propria tridimensionalità per dar sfogo a un nuovo gioco di nuovi colori nel nuovo giorno appena sorto…. ed io restavo sveglia fino al loro riapparire e quelle volte che gli occhi mi si chiudevano pensavo che domani e poi dopodomani e poi sempre sarebbe nato un nuovo giorno che mi avrebbe emozionato ancora e poi ancora e poi sempre….
e poi ci sei tu, col tuo pungente manto verde, impropriamente velluto allo sguardo, le dolci pieghe che regalano sfumature di verde irripetibili da un pennello…
tu, parete di rimbalzo talvolta di fastidiose monotone voci cantilenanti, talaltra di gioiosi rintocchi di campane festanti…
tu, in cui il mio sguardo ha ritrovato il mondo dopo essermi persa in pensieri di altri mondi, di altri luoghi, di altri volti, di altre voci….
….ed io mai avrei pensato di non poter più immaginare di passare il palmo della mia mano sui tuoi pendii né di non poterti più percorrere in improvvise passeggiate primaverili….
e invece d’un tratto un tonfo al cuore….
…..ed ho iniziato lentamente, giorno dopo giorno, per lunghi interminabili mesi, a portar via gli oggetti e contemporaneamente a fare spazio nel mio cuore per conservarci tutte le voci, le risate, i pianti, le litigate, le corse, i giochi, dei miei figli che crescevano ed anche quelle dei piccoli amici che ti hanno vissuta, che mi hanno dato la voglia di essere, che mi hanno aiutata a crescere, ad essere quella che sono e che amo essere, e tutte le risate con gli amici e i loro sguardi, le loro parole, le loro voci,
…..e le discussioni e le chiacchiere con i miei vicini….
e adesso sono tutti qui, nel mio cuore, nella mia anima, nella mia mente….
e pensare che ero convinta di avere una casa ed una Casa, e che tu fossi la casa….
e invece oggi scopro che di Case ce ne possono essere più d’una, perché è Casa ogni posto in cui lasci un pezzetto di cuore….
e oggi scopro di lasciarne un pezzo anche qui….
oggi scopro che per me sei Casa anche tu….
SUPER PAMACADA
25/07/2019e niente, io comunque sono forte…..
anche se non ho…
io non ho, ma sono forte…
ed è una forza che non si può conquistare con l’allenamento, non servono muscoli, non servono bastoni….
e non c’è arte marziale che tenga….
io sono più forte….
perché è una forza che viene da lontano….
è una forza che nasce da dentro….
certe volte mi fa pensare a Dragon Ball e precisamente alla fusione tra Goku e Vegeta: loro si mettono in posizione, fanno la danza di Metamor e nel giro di tre, quattro passaggi sono belli che fusi e danno vita al Super Saiyan: GOGETA , se ricordo bene….
una struttura imponente, con poteri rafforzati!
BELLO!
incute un certo timore anche il solo vederlo!
ecco, anche la mia forza deriva da una fusione…
il risultato non è evidente come in Dragon Ball, ma la mia forza è anche maggiore perché non è condizionata dal tempo, è perenne!
la mia forza sono le mie sorelle e mio fratello!
e tutto ha origine da mia madre!
e niente, lo volevo dire!
sentivo di volerlo dire che anche se non ho niente, anche se non sono niente, mi sento più forte di un Super Saiyan, perché anche se fuori sono sempre io, mi basta uno sguardo, una telefonata, e divento Super Pamacada, e dovessi mai incontrare Gogeta…. povero lui!!!
LA CAMERA OSCURA
17/12/2017Uhm………………
……..camera oscura……….. ………camera oscura………
scrivere partendo da camera oscura?!? …….ma che razza di punto di partenza è mai questo!
ovvio che il pensiero vada subito alla fotografia, ma io non voglio dirottare i miei pensieri verso quell’ambito: da piccola mi piaceva un casino fotografare, tant’è che mio zio, collezionista dei più svariati tipi di macchine fotografiche, cineprese, proiettori e via cantando, alla mia prima comunione mi regalò una kodak automatica modello nonmiricordoquale ed una gran quantità di rullini e flash, quelli a cubetti, che dopo lo scatto giravano per cambiare lampadina… chissà perché mi affascinava osservare il vetro dalla parte della lampadina bruciata… e chissà se l’uomo che comprò la polaroid al mercatino è riuscito a trovare la pellicola………..
eh, si, da quel giorno e per lungo tempo non so quanti scatti ho fatto, e quanti rullini ho portato a sviluppare…..
certo che ora si è persa buona parte dell’emozione per le foto: scatti, guardi, se non ti piace butti e rifai, oppure fai una decina di scatti e poi deciderai cosa tenere, cosa buttare, ma prima della digitale era tutt’un’altra cosa, tutt’un’altra emozione: andavi dal fotografo, consegnavi e sapevi che, se ti andava bene, dovevano passare almeno un paio di giorni per verificare i risultati, e quando andavi a ritirare non ti eri nemmeno girato per uscire dal negozio che stavi già guardando la terza/quarta foto e scoprivi le sorprese, ed eri felice come quando aprivi l’uovo di pasqua!
non ero assolutamente una gran fotografa, anzi: foto nere, foto mosse, foto bruciate e poi improvviso un tramonto spettacolare, una posa imprevista, un volto non identificabile…..
non ero granché, ma mi divertivo davvero, poi un giorno è arrivato lui e poiché anche a lui piaceva fotografare ed era più bravo (o forse io così credevo) gli ho ceduto il passo….
il primo di una lunga serie di passi ceduti, scelta sballata per cui oggi mi trovo spesso a chiedermi cosa mi piace, chi sono, ma soprattutto dove ho lasciato i fili spezzati quarant’anni or sono, per poter riattaccare tutti i pezzettini di me che ogni tanto trovo sparpagliati qua e là rovistando nei cassetti della memoria, quelli pieni di polvere, che non rivisitavo da tanto tempo perché non trovavo mai il tempo per riordinare me…..
… guidare….
…….anche quello l’avevo ceduto, ma era una rinuncia il cui prezzo era troppo alto, perché mi faceva soffrire troppo, ed un giorno, non so come, forse con prepotenza, mi riappropriai del diritto di alternanza!
….. camera oscura….. camera oscura…….
niente, sta camera oscura non mi ispira proprio nulla, ho anche letto i lavori già pubblicati che ovviamente sono solo spunti da depennare, perché il copia copiella non l’ho mai preso in considerazione, manco a scuola nei compiti scritti, figuriamoci ora….
no, mi sa che questo lo salto…..
…….camera oscura…..
a parte il fatto che la sola idea della camera oscura mi dà un senso di oppressione pari a quello provato quella volta in cui, in piena estate e col palazzo praticamente disabitato, rimanemmo chiusi in ascensore con mamma e papà talmente tanto tempo che ad un certo punto papà, visto che quei pochi condomini che c’erano non reagivano al suono dell’allarme, cominciò a dare dei pugni tanto forti alla porta esterna da farci un buco! io ero piccola ma ricordo ancora il mio sconcerto nel vedere la porta sfondarsi e l’immediato arrivo dei soccorsi: il rumore era stato decisamente forte! e il buco rimase lì per anni…
non ho mai avuto paura degli ascensori, nemmeno dopo questo episodio, ma ricordo il dubbio nel vedere quello del palazzo dove prendemmo casa: una scatola di metallo, ampia da contenere un passeggino gemellare, la porta unica scorrevole quasi a sigillarla una volta chiusa, il mio pensiero andò subito lì: e se si ferma? lui mi disse che in caso di mancanza di elettricità automaticamente sarebbe scesa al piano -2… -2? con una bambina di due anni e mezzo, il passeggino e la spesa?!? meglio non pensarci…
ecco! gira e volta comunque i miei ricordi sono intrecciati, quelli del passato solo mio non riescono a rimanere isolati, il passato condiviso riesce sempre ad infilarcisi in mezzo, ed io vorrei poterlo cancellare, distruggere, annullare, ma con tre figli di mezzo mi sa che rimarrà sempre prepotentemente presente…
…..dovrò rassegnarmici…
…..chissà, forse ci riuscirò quel giorno in cui mi sarò riappropriata di tutti i fili spezzati e riuscirò a creare dei by pass talmente saldi da riconoscermi in qualcosa, costruire qualcos’altro e riportare la serenità nella mia vita e, soprattutto, nella mia mente…..
La funzione dell’Arte
09/12/2017c’era una volta un bambino che si chiamava Luca che sognava mostri e per fermarli li disegnava…
crescendo cercò un nuovo modo di fermare i suoi mostri ed imparò a dargli forma per poterli toccare e passando per le sue mani il macero di carta si trasformava, si modellava e dava vita alle sue Creature, generalmente maschere, tutte uniche, tutte spettacolari, tutte mostruosamente, sentitamente “sue” .
I “mostri” sono, per loro stessa definizione, creature spaventevoli.
ecco come ce li presenta la Treccani nella prima definizione:
“móstro2 (ant. mònstro) s. m. [lat. monstrum «prodigio, portento», dal tema di monere «avvisare, ammonire»]. – 1. a. Essere che si presenta con caratteristiche estranee al consueto ordine naturale e come tale induce stupore e paura; è per lo più formato di membra e di parti eterogenee, appartenenti a generi e specie differenti, con aspetto deforme e dimensioni anormali. Nella storia della cultura questi esseri di forme non naturali costituiscono una creazione tipica della mente umana, ora assunti come reali e caricati di significati complessi (soprattutto d’ordine religioso e morale, ma anche fisico), ora presi come simboli di realtà altrimenti non rappresentabili né esprimibili. Largamente presente nelle antiche mitologie, e nelle tradizioni religiose e popolari, il mostro può occupare tanto la sfera del divino o del bene, del positivo, quanto quella del suo opposto, e cioè del diabolico, del male, del negativo: per sua natura si colloca sempre fuori dell’umano e del corso ordinario degli eventi, (more…)
le stelline marine
09/12/2017tutte le volte che vado a Casa col treno scelgo rigorosamente un posto lato mare, perché ho bisogno di perdermi nella sua immensità e contemporaneamente permettere ai miei pensieri di vagare liberamente, ma cerco sempre di sedermi nel senso di marcia, perché non voglio avere la sensazione di andar via, ma sottolineare la sensazione di andare verso
quando non riesco a trovarlo soffro e, vabbé, ovviamente mi arrangio come posso.
una delle ultime volte che sono salita sul treno, ahimé, l’unico posto lato mare disponibile era nel senso opposto e mi ci sono seduta riluttante, ma raggiunta la zona che costeggia il mare ho scoperto che la diversa prospettiva mi offriva non solo una vista spettacolare, ma anche la possibilità di viaggiare nel tempo, perché quel giorno il mare era pieno di “stelline”!
quand’ero piccola i miei genitori prendevano in affitto un piccolo appartamento in una zona nei pressi di Pozzuoli dove trascorrevamo tutto il tempo possibile. questo appartamentino si trovava in una palazzina antica ed aveva un balconcino che affacciava direttamente sul mare.
all’epoca io soffrivo di una fortissima forma d’asma allergica e quando venivo colta dagli spossanti attacchi di tosse mi era di sollievo uscire fuori al balcone per respirare quanta più aria potessi, quasi a volerla bere, e ricordo che, passato l’attacco, mentre aspettavo di riprendermi del tutto, mi incantavo a guardare il mare e mi perdevo nell’infinità della magica linea dell’orizzonte in cui mare e cielo si fondono in un tutt’uno nonostante la loro indiscutibile ed imprescindibile diversità.
il mare non era mai monotono, aveva sempre qualcosa di diverso da offrire: quando al tramonto era piatto come una tavola, il suo scacquettio tranquillo era la colonna sonora per le danze dei gabbiani in cerca di cibo
ma si faceva ostile quando torturato dal susseguirsi e dall’inseguirsi dei cavalloni
mi affascinava il pensiero che col buio il mare sparisse: prendeva il suo posto un’enorme macchia nera su cui spiccavano in lontananza le luci tremolanti delle lanterne dei pescherecci e l’unica testimonianza che rassicurava la sua presenza restava la sua voce, ora rilassante, ora minacciosa.
Ma ciò che mi dava pura gioia era scoprirlo la mattina quando, completamente investito dal sole, gli restituiva tutta la sua luce col suo prepotente e caldo brillìo abbagliante, e mi piaceva immaginare che in quei giorni ospitasse tutte le stelle scese all’alba dal cielo per ricaricarsi di luce e far compagnia alla luna nelle notti a venire
riscoprire dentro me la purezza di quella infantile gioia infinita nel rivedere le mie stelline marine ha decisamente ricompensato il mancato posto lato mare nel senso di marcia!
Il Dolore
20/09/2017capita a tutti di vivere un momento della propria vita nel dolore, un momento che può durare anni o mesi, non importa, e non importa nemmeno da cosa nasca….
il dolore è dolore…
può essere la perdita di una persona, di un animale, di uno stato…..
una perdita…..
il dolore è sempre causato da una perdita, e per perdita non intendo necessariamente morte fisica……
mettiamo, per esempio, che hai perso un amico: sai che quel qualcuno non ci sarà più per te, che è diventato un luogo, uno spazio, un tempo, una dimensione che non ti appartengono più, mai più, per sempre….
non ti piace, ma lo devi accettare, proprio come fosse sceso il velo nero della morte…..
non ti piace, ma lo devi accettare…..
per fortuna, quando viviamo una situazione così drastica, ci salva la nostra parte razionale che ci impedisce, dopo un tempo incommensurabile _perché non lo può stabilire nessuno il tempo che occorre_ di permanere in quel dolore, e ci scappa di ridere, ci scappa di sognare, ci scappa di desiderare, fino a volerlo fare coscientemente, proprio come succedeva prima della perdita, e qualche volta, se siamo fortunati, riusciamo anche a dimenticare di avere un buco nel cuore…..
perché allora, all’improvviso, succede che torna tutto a galla e ci è insopportabile continuare a vivere come fosse niente?
ci siamo solo raccontati bugie?
abbiamo mentito a noi stessi mentre ridevamo, sognavamo, desideravamo?
cos’è quel senso di vuoto e quell’altro di inutilità che premono da dentro fino a voler scoppiare fuori e, quando non ci riescono, implodono e ti lacerano l’anima?
perché il dolore si insinua lieve uscendo da quell’anfratto dove l’avevi chiuso, credevi a chiave, fino a invadere ogni tua cellula?
perché non la riesci a buttare la chiave di quella porta dietro la quale l’avevi bloccato?
possibile che dopo tutto il tempo trascorso, dopo tutte le risate esplose, i desideri appagati, i sogni rincorsi, il dolore sia sempre lì, pronto a farti male, come fosse il primo giorno?
Bleff
17/09/2017
Bleff, giovane stambecco che ha deciso di vivere in solitaria nonostante la sua natura gregaria, quasi un vecchio in ritiro, ogni tanto fa ritorno ai luoghi dove sa che può incontrare il suo branco d’origine.
Avviene all’improvviso, sente che è il momento di raggiungerli, e decide di andare.
E così fa anche stavolta e si incammina baldanzoso pregustando l’accoglienza che riceverà.
Arrivato, però, inizia a guardarsi intorno sconcertato: non c’è nessuno e questa scoperta lo intimorisce.
I pensieri iniziano ad accavallarsi ed è sempre più spaventato, fin quasi a procurarsi un attacco di panico…
Sa bene cos’è il panico, è quel mostro generato dai suoi stessi pensieri che lo mette spalle al muro e non gli consente di essere lucido, e che non riesce a fermare in tempo nonostante sappia di poterlo distruggere esattamente come l’ha partorito e nonostante si sforzi per riuscirci…
……..il cuore all’impazzata, inizia a sudare, le zampe gli tremano… accidenti, eccolo il mostro!
…..“ma dove diavolo saranno finiti gli altri? Che sarà successo? Che siano stati sterminati da un branco di lupi? O semplicemente che abbiano deciso di spostarsi altrove? No! Non mi avrebbero mai lasciato solo!”…..
vorrebbe cercare indizi, trovare risposte, ma non può far altro che restare lì, schiacciato contro la parete rocciosa, unica sponda certa e sicura del momento, in preda a mostruosi presagi di morte e solitudine!
……la solitudine….…
……già, lui vive da sempre solo per sua scelta, per quel suo bisogno di mettersi alla prova e vincere sé stesso, ma mente quando si dice, per convincersene, di poter fare a meno degli altri, perché in realtà il suo vivere ramingo è un bleff, proprio come il suo nome, nome con cui ha dovuto fare i conti fin da piccolo, quando era terrorizzato ogni volta che doveva affrontare i combattimenti per allenarsi alla vita…
….lui, il più possente del branco…. tutti si aspettavano sempre da lui grandi risultati e questo gli impediva di confessare le sue paure, e per questo assumeva quegli atteggiamenti di sfida, fin quasi a diventare uno sbruffone…
….quegli atteggiamenti che lui stesso detestava e che lo avevano spinto ad allontanarsi e vivere la sua vita lontano dagli altri, ma ben cosciente che, per quanto affianco a lui non ci sia stato mai nessuno con cui condividere la scoperta di altri luoghi né una semplice passeggiata, lui ha sempre saputo di non essere mai stato realmente solo, lui ha sempre saputo che il suo branco è sempre stato lì, pronto ad accogliere ogni suo ritorno per dargli la forza di affrontare il prossimo viaggio….
…….ed ora…………
………….tornare e non trovare più le sue certezze, lo sgomenta………..
………come farà a vivere, da adesso, davvero solo?………..
ma’ sta’ senza pensieri…..
30/08/2017e poi li vedi andar via, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, praticamente quasi da subito….
inizia pian piano e quasi non te ne rendi conto….
l’amichetto del cuore, i segreti che si confidano tra racconti sussurrati e risatine sommesse e gli improvvisi seri silenzi se entri…..
e poi le telefonate a porte chiuse anche se fa caldo, o fuori il balcone anche se piove…..
occhi gonfi e rossi per un pianto volutamente non raccontato né condiviso…. le tue braccia non bastano più per consolare torti subiti né paure sommerse…..
…scatti di rabbia che improvvisamente lasciano il posto a scoppi di risate se arriva l’amica giusta…..
il ragazzino che non corrisponde, l’amichetta che ha tradito il suo segreto…..
e gli scherzi telefonici in combutta con gli altri ma a te rigorosamente celati…. anche io li ho fatti, so bene cosa sta succedendo, ma ti reggo il gioco e faccio finta di niente…..
il bisogno di uscire che aumenta, i ritardi nei rientri, i sabato sera, un tuffo con gli amici, e poi i filoni annunciati e quelli non detti, e le corse per prendere il solito treno per non farsi scoprire…..
ma’ vado a suonare, c’è la festa da luca e stanotte dormiamo da lui…. sta’ senza pensieri…..
non torno oggi, restiamo anche domani, anzi no, forse altri due giorni, una grigliata improvvisa al chiaro di luna sulla spiaggia tutti attorno al falò….. ti faccio sapere, ma’ sta’ senza pensieri…..
e … non vengo per pranzo e farò tardi stasera, non aspettarmi per cena….
stanotte sto fuori poi ti faccio sapere se torno domani…. ma’ sta’ senza pensieri….
ma’, non c’era campo, non potevo chiamarti, ma tu perché stai in pensiero.? tanto se succede qualcosa ti chiamano, no? impara a stare senza pensieri! e tu resti lì e… cavolo ma in cinque giorni dieci di voi … ma sti telefoni che li tenete a fare? ….. vabbé ma che lo dico a fare?… ormai sto senza pensieri!….
e tu li accompagni sempre e da sempre con l’auto o col pensiero ad andar nella vita, lontani da te, perché è giusto così, e li vedi andar via e i ritorni sono sempre più brevi finché sono attimi, attimi rubati per caso o per sbaglio o perché gliel’hai chiesto in preda a un bisogno scappato al controllo….
e poi quella chiamata… sapevi sarebbe arrivato il momento ma pesa…… pesa pesante!….. ma è giusto ed è giunto il momento…. ma’ ho deciso, non torno più lì, qua ci sto bene, ci resto per sempre, ti chiamo se posso, sta’ senza pensieri….
ecco, sono andati, sapevi sarebbe successo e tu immaginavi di tornare dal treno dove li hai accompagnati e visti da fuori seduti e già presi da altri pensieri, mano nella mano, o meglio abbracciati, per andare incontro al nuovo domani senza appendici ma insieme, ma guardi ai tuoi lati e non c’è nessuno, e pensi un momento al tuo esser lì sola con un po’ di tristezza e un poco di rabbia, ma non per il loro andare, piuttosto per il tuo restare….
e ti senti dire ho solo me……
ci pensi e felice per loro sorridi, comprendi, ho solo me, è questa la forza, è questo il futuro, reagisci, sei sola e questo ti basta, e ingrani la marcia e cominci ad andare pur senza una meta……
e scoprire qual è, è il tuo pensiero…….






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